Ci sono affermazioni, mode o leggende, che sono diventate per molte persone delle “verità”, semplicemente perché da anni le sentono ripetere da amici e conoscenti.
Cerchiamo di mettere un po’ di ordine e capire se fra le tante affermazioni che molto spesso vengono fatte su cibi o abitudini sono vere, soprattutto se promettono una perdita di peso.
Certo, la frutta non contiene grassi ed è meno calorica di dolci e stuzzichini vari, ma contiene zuccheri. Mangiarne troppa, quindi, può portare ad introdurre troppe calorie. Il discorso vale per tutti i frutti e non solo per banane, uva, fichi e cachi. Che fare allora? Mangiare 2-3 frutti al giorno è indispensabile, ma non bisogna esagerare: 4-5 frutti hanno le stesse calorie di un piatto di pasta e saziano di meno.
La frutta ha le stesse calorie in qualunque momento della giornata venga consumata, ma è facilmente fermentabile. E quindi preferibile (ma non indispensabile) assumerla lontano dai pasti, perché se consumata a fine pasto la frutta inibisce la secrezione gastrica, rallenta la digestione delle proteine e fa gonfiare la pancia.
Il grosso frutto tropicale non ha alcun potere dimagrante. Avendo proprietà diuretiche può aiutare chi soffre di ritenzione idrica costringendolo ad eliminare liquidi con le urine. Ma la ciccia, se c’è, resta. E’ vero invece che l’ananas faciliti la digestione di alimenti proteici (bistecche, formaggi & C.), grazie al suo enzima chiamato bromelina.
Lo zucchero grezzo è semplicemente uno zucchero non totalmente raffinato: le differenze di colore e sapore dipendono dalla presenza di piccole quantità di residui vegetali che non vantano particolari significati nutrizionali. Lo zucchero di canna ha il medesimo valore calorico e le caratteristiche nutritive dello zucchero bianco.
Il fruttosio è invece lo zucchero presente nella frutta, nel miele e nei vegetali.
Combinato con il glucosio forma il saccarosio (il comune zucchero bianco da cucina) rispetto al quale ha un potere dolcificante superiore (quasi il doppio).
Il fruttosio determina un più moderato incremento della glicemia: tuttavia la sua assunzione a lungo termine (principalmente attraverso bibite) accelererebbe l’insorgenza di obesità e aumenterebbe il rischio di diabete, contribuendo alla dislipidemia (alterazione di colesterolo e trigliceridi).
Per questi motivi l’American Diabetes Association sconsiglia vivamente l’uso di fruttosio come dolcificante nei soggetti diabetici e suggerisce ai non diabetici di moderare il più possibile l’assunzione di fruttosio nella dieta. Ciò vale per il fruttosio usato come dolcificante, non per quello contenuto nella frutta.
Comunicazione rivolta agli associati
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